Il rapporto con il proprio datore di lavoro è un rapporto di tipo gerarchico, non sempre fondato sulla condivisione di interessi. Conflitti, tensioni e incomprensioni sono possibili e frequenti, ma ciò non toglie che queste situazioni problematiche possano essere gestite in maniera appropriata.
I prerequisiti fondamentali per stabilire un buon rapporto con il diretto superiore sono la correttezza, la disponibilità e la professionalità. In pratica si tratta di assumere atteggiamenti derivanti da un codice deontologico che, se non previsto dal contratto, può essere benissimo costruito ed è di grande aiuto in ambito professionale, laddove non ci sia abuso di potere o mobbing.
Essere corretti in campo lavorativo garantisce il rispetto delle regole condivise, necessarie per il funzionamento di qualsiasi sistema sociale umano: il rispetto degli orari, la puntualità, la segretezza e la riservatezza rendono un lavoratore rispettabile e credibile, poiché sono segno di integrità morale. La correttezza si abbina perfettamente con la trasparenza, che non vuol dire esprimere sempre e comunque ciò che si pensa, ma agire senza sotterfugi o ambiguità. Essere corretti significa anche essere chiari e capaci di esprimere il proprio dissenso con i dovuti modi.
La disponibilità è una qualità essenziale, perché senza di essa non vi è collaborazione. Non va confusa né con il servilismo né con lo stato di sudditanza psicologica. Si deve essere disponibili quel tanto che è previsto dal contratto; ciò che va oltre deve essere sempre negoziato e mai accettato supinamente. Non bisogna temere di dire no quando un datore di lavoro chiede oltre il dovuto, poiché non è lecito. Al giusto rifiuto, sicuramente qualcuno si risentirà, vivendo la situazione come un affronto personale, reazione tipica di chi si nutre dell’esercizio del proprio potere e perde il senso del limite. Dire di no, è un mettere limite a possibili abusi ed è la maniera più appropriata per tutelarsi dagli sconfinamenti di ruoli e di doveri.
Essere professionali vuol dire possedere delle abilità e delle competenze; di fronte a queste non vi è tiranno che tenga, perché non sono trascurabili: sono ciò che distinguono un professionista qualificato da uno che non lo è. La professionalità si conquista con lo studio e con l’esperienza, ma anche con la consapevolezza del proprio valore, dei propri punti di forza e di debolezza. Quando si esercita la professionalità, anche il datore di lavoro più distratto o più disumano deve riconoscerla e il rispetto dei diritti di un lavoratore comincia da lì. Anche se confinata in un ambito strettamente specialistico, la professionalità è sempre indispensabile e necessaria al buon funzionamento di un sistema.
Non dimenticare mai:, avere fiducia nelle proprie capacità Essere corretti e disponibili, mantenendo le giuste distanze